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Quando non ero ancora Exhibia

 
Post #1


Quando non ero ancora ExhibiaDa quando ho postato le prime due storie sono stata assalita da tante domande e richieste di tutti i tipi. A breve risponderò a quelle più quotate con un nuovo post nel blog e scriverò le storie un po' più piccanti visto che me lo avete chiesto in tanti, ma non oggi. Questa storia accontenta molti di voi in quanto risponde alle domande in assoluto più gettonate: "Quando e come hai scoperto di essere esibizionista?"; "Mi racconti la prima volta?"Anche questa volta, vi avviso, scontenterò i desiderosi di storie hard, questa è la primissima volta in cui mi sono esibita, pertanto tutto è stato deliziosamente soft.Non mi chiamavo Exhibia ai tempi, a dirla tutta non sapevo proprio niente di esibizionismo, voyerismo e delle loro sfaccettature. Ai tempi ero molto giovane (per intenderci: non posso scrivere la vera età, ma fate conto che la storia dello Scooter è successa qualche tempo dopo) e timida.Sì, timida, avete capito bene. Avevo perso la verginità da poco e non mi importava granché, forse perché avevo trovato l'atto in sé tristemente noioso. Mancava poco alla fine della scuola e assieme ai miei genitori avevamo deciso che quel sabato di primavera inoltrata non ci sarei andata. Sapevamo tutti e tre che sarei stata promossa e che potevo permettermi un giorno in più di relax lontano da tutto e da tutti. O quasi.Mi svegliai comunque presto per colpa dei rumori metallici che provenivano dall'esterno dove gli operai stavano finendo di montare l'impalcatura per poi ripitturare la facciata. Sul tavolo della cucina un messaggio di mia mamma diceva che avevo il pranzo pronto nel frigo e mi ricordava di chiudere tutte le finestre quando gli operai fossero arrivati al nostro piano. Dopo la prima di una lunga serie di docce della giornata rientrai in camera mia e guardai oltre la finestra. Gli operai erano cinque e il più vicino stava ormai per arrivare alla mia altezza. Chiusi la finestra e mi distesi sul letto col mio cellulare.Quando vidi la sua ombra che si infilava in camera sentì, per la prima volta nella mia vita, quella strana sensazione che avrei imparato a conoscere negli anni a venire. Ai tempi però non sapevo ancora cosa fosse e non sapevo nemmeno se avrei voluto scoprirlo o meno. Rimasi immobile ad osservare l'uomo che entrava ed usciva dalla mia visuale ascoltando nel frattempo i segnali ambigui che il mio corpo cercava di trasmettermi. Sentivo una fremente curiosità e non riuscivo a darle una spiegazione, era come se la mia pelle si stesse scaldando e il mio cuore animando a ritmo crescente ogni volta che il mio sguardo fisso incontrava la silhouette dell'operaio. Non ero io a volere quella inedita eccitazione, sia ben chiaro questo, ma stava succedendo e tanto bastava. Cercai di calmarmi senza riuscirci, il corpo ribolliva sempre di più, il cuore martellava sempre con più violenza ed infine il cervello combatteva con l'assurda voglia di toccarmi nel momento sbagliato, nel luogo sbagliato e con un possibile spettatore sbagliato.Mi poteva vedere? No, non poteva. Le tende facevano il loro lavoro, la stanza era troppo buia e lui comunque non sembrava interessato all'interno del palazzo."Non ancora", pensai provocandomi un brivido caldo e inaspettato. Passarono minuti interminabili e poi l'uomo uscì dalla mia visuale per non tornarci più, la porzione di impalcatura davanti alla mia finestra era stata montata. Mi alzai e raggiunsi la finestra che aprì senza far rumore. Tirai fuori la testa e lo vidi sulla destra. Davanti a me un groviglio di metallo arruginito. Nascosta dall'esterno dall'ombelico in giù infilai una mano nell'accappatoio.Una carezza.Un'altra ancora.L'ultima. Prima di scoprire che l'ultima non sarebbe stata quella e nemmeno quella successiva. E nemmeno quelle dopo ancora. L'uomo montava un pezzo e si allontanava di qualche passo, e quando fu abbastanza lontano slacciai l'accappatoio scoprendo i miei capezzoli troppo tesi e sensibili. Seguirono attimi confusi durante i quali il confronto tra logico e illogico fecero a pugni. Ricordo di aver chiuso e riaperto più volte sia la tenda che la finestra, infine quando l'operato voltò l'angolo del palazzo corsi in cucina per vederlo nuovamente, questa volta in avvicinamento.Ricordo perfettamente la calura che mi invase quando entrai nel mio corpo con l'indice della mano destra mentre non più di cinque metri più in là lo sconosciuto si accorse che lo stavo guardando e, dopo un rapido gesto di saluto, riprese a lavorare.Sapevo quello che avrei fatto. Mi sarei goduta il momento fin quando sarebbe stato sicuro e poi mi sarei chiusa in camera a masturbarmi lontano dagli occhi di tutti, com'era giusto che fosse.L'entrare e l'uscire dalla mia fighetta però si fece più rapido e soddisfacente, talmente piavevole che più di una volta pensai di non poter smettere nemmeno se tutti e cinque gli operai fossero stati a fissarmi. Poi l'uomo arrivò troppo vicino ed io corsi fuori dalla cucina come una fuggitiva.Tutto era troppo strano e folle e sbagliato, ma tutto era anche troppo bello e la mia eccitazione saliva senza controllo ogni volta che pensavo di farmi vedere. Ferma nel corridoio buio a spiarlo lo vidi darmi la schiena e, come presa da sfinimento, lasciai cadere a terra l'unica cosa che copriva il mio corpo. Fu come una liberazione.I miei piedi nudi oltrepassarono la porta e se lui si fosse girato in quel momento...Quel solo pensiero mi s**tenò dall'interno paura e desiderio, necessità di nascondermi e voglia di avvicinarmi a lui, bisogno di rivestirmi e bisogno di masturbarmi come niente fosse. Troppe emozioni contrastanti e sentivo di non essere in grado di gestirle tutte. L'operaio passò oltre.Amici di xhamster, forse potete pensare che la stavo tirando un po' troppo per le lunghe, forse era così, ma vi invito a ricordarvi quale fosse la mia età e che quella era la prima volta che scoprivo quelle sensazioni così forti e inaspettate. Non dimenticatevi nemmeno che ho scritto di essere stata timida, e lo ero per davvero.La stanza adiacente era quella dei miei genitori, l'unica ad avere un poggiolo e nessun palazzo di fronte. Vi entrai timorosa ed aprì le portafinestre. Tirando fuori ancora una volta solo la testa, incontrai per un attimo lo sguardo dell'uomo. Era sulla quarantina, con un viso simpatico che non mancò di sorridermi. Tutto il mio corpo in tumulto rispose costringendomi ad accarezzarlo, stimolarlo, assecondarlo nella sua richiesta di penetrazione.Sarebbe dovuto saltare dentro il balcone? Sì, lo avrebbe fatto sicuramente come lo aveva fatto nei giorni passati ai piani inferiori, forse questa volta avrei potuto evitare di nascondermi, forse... forse.Mi voltai. Il lettone ancora disordinato dei miei e il grande armadio con due ante contigue a specchio che riflettevano il mio corpo nudo e sudato. Camminai lentamente come per aver più tempo per ripensarci, mi sdraiai sul lenzuolo stropicciato e fissai il balcone riflesso nello specchio. Mi concessi un'ultima sfregatina di passera prima di abbandonarmi ad un finto riposo. Lo sconosciuto dalla faccia simpatica passò dal ponteggio al poggiolo e, anche se non mi vide, mi inviò lo stesso segnali di pericoloso successo. La mia figa reclamò attenzioni che non potevo dargli in quel momento e il mio cuore prese a battere come impazzito. Socchiusi gli occhi proprio mentre l'operaio si voltava e mi vedeva. Il mio corpo completamente nudo visto da dietro, il suo sguardo che vagava dentro e fuori dalla stanza, il suo lavoro che improvvisamente rallentò di ritmo, il mio calore che salì e salì e salì fino a farmi grondare di sudore, la figa che mi pulsava quasi dolorosamente e tutti i muscoli tesi in attesa di sciogliersi, magari per un orgasmo che prima o poi avrei dovuto far arrivare.L'uomo continuò a lavorare anche se comprensibilmente a ritmi più bassi così com'era distratto dal mio corpo. Posai una mano sulla coscia appena fui certa che non mi stesse guardando, poi la feci scivolare tra una gamba e l'altra come in un dormiveglia. Il palmo della mano mi si premette contro la fessura facendomi trasalire ed io non persi occasione per sfregarlo dolcemente su tutto il taglio. Ogni volta che si voltava lo sconosciuto mi vedeva immobile, in realtà mi stavo provocando scosse elettriche muovendomi poco per non essere vista. Lui sparì tra una portafinestra e l'altra ed in quel momento capì che avrei potuto superare il mio limite per il semplice fatto che ero troppo eccitata per pensare alle conseguenze. Mi girai sostenendo le gambe e guardando il soffitto, alternai le stuzzicanti carezze alle occhiate verso l'esterno, rilassai tutti i muscoli e, piegando la testa per non perdermi l'uomo, cominciato a masturbarmi con dolcezza.Poi successe. Finsi di non vederlo ma i miei occhi spalancati non mentivano: lo vidi mentre lui guardava me. Ondeggiai il ventre accompagnando le onde del piacere, stropicciai la punta di spillo del clitoride ed infilai un dito come spesso mi capitava di fare quando ero sola in camera mia. Osservai senza mai smettere l'uomo che lavorava distratto e non perdeva occasione per spiarmi o per sistemarsi i jeans.Sentì l'orgasmo arrivare da lontano e mi parve quello il momento giusto di far segno all'uomo. Mi portai un dito davanti alle labbra chiuse: "Zitto, non dire niente a nessuno", fu quello che pensai io e che recepì lui.Fu la masturbazione più dolce della mia vita, e quando arrivò l'orgasmo avevo lo spettatore che sembrava essersi preso una pausa di qualche minuto dal lavoro. Incredibilmente mi dimenticai di lui mentre venivo inarcando la schiena, sbuffanfo da bocca e narici e lasciando uscire tutti i miei gemiti.Rimasi sul letto a lungo, almeno fin quando l'uomo non passò oltre. Poco dopo mentre raggiungevo la doccia mi sentivo bene, esaltata e per niente in errore.Se pensai potesse succedere qualcosa di più? Magari l'uomo avrebbe voluto toccare, o forsec qualcosa di più. Non lo reputavo possibile e, anche se avesse fatto qualcosa di sbagliato, avrei di certo risolto la situazione. In questi casi, e lo capì ancora meglio col passare degli anni, gli uomini sanno accontentarsi.Nelle settimane a seguire notai la curiosità dell'operaio e constatai l'ignoranza dei fatti dei suoi colleghi. Ci furono così due seguiti di esibizionismo di quell'episodio e tutti e tre messi insieme mi fecero capire cosa mi piaceva davvero.Sono un'esibizionista e da quel giorno tutta la mia vita girerà attorno all'esibizionismo. Guardatemi perché mi piace, guardatemi perché da ora mi chiamo Exhibia.
02-14-2022, at 02:02 PM
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